Pensione di reversibilità: per la Consulta riduzione non sempre legittima

Per la Corte Costituzionale, la diminuzione della pensione di reversibilità in presenza di redditi del beneficiario è incostituzionale se la riduzione supera la somma complessiva di tali redditi.

La legge infatti stabilisce che alla pensione di reversibilità sia applicata una riduzione percentuale in caso di superamento dei limiti di reddito.

In sostanza, l’importo della pensione viene ridotto del:

25% se il reddito risulta superiore a 3 volte il trattamento minimo;
40% se il reddito risulta superiore a 4 volte il trattamento minimo;
50% se il reddito risulta superiore a 5 volte il trattamento minimo.

Pensione di reversibilità: i redditi da considerare
Per valutare se i redditi eccedono i limiti e quindi se la pensione di reversibilità deve essere ridotta, vengono considerati gli importi assoggettabili all’Irpef, al netto dei contributi previdenziali e assistenziali. Sono invece esclusi:

i trattamenti di fine rapporto e relative anticipazioni;
il reddito della casa di abitazione;
le competenze arretrate sottoposte a tassazione separata;
la stessa pensione ai superstiti su cui dovrebbe essere operata la riduzione. Se la stessa persona è titolare di più pensioni ai superstiti, tali prestazioni sono escluse dal conteggio dei redditi.
Il divieto di cumulare redditi oltre un certo limite e pensione di reversibilità non si applica invece se i titolari sono i figli (minori, studenti o inabili), da soli o in concorso con il coniuge.

Pensione di reversibilità: cosa dice la Consulta
Per la Corte Costituzionale questa modalità di riduzione è troppo penalizzante nel caso di un taglio superiore al totale dei redditi dell’intestatario della pensione. Nonostante la norma abbia previsto una clausola di salvaguardia che mitiga gli effetti della riduzione, in alcuni casi – specialmente quando l’importo della pensione di reversibilità è molto elevato – l’applicazione della stessa potrebbe non essere sufficiente.

Nell’attesa dell’intervento del legislatore e delle disposizioni dell’Inps – che dovranno fornire alcuni chiarimenti fondamentali – la sentenza della Consulta ha comunque immediata applicazione: quindi è già possibile chiedere all’istituto previdenziale – per i titolari di pensione ai superstiti ai quali è stata applicata una decurtazione dell’importo di misura superiore ai redditi posseduti – la rideterminazione della trattenuta, i cui effetti sono retroattivi fino a 5 anni.

Per ottenere assistenza e presentare la domanda rivolgiti alla sede Inas Cisl più vicina.

da INAS.IT